È noto che durante il pontificato di Pio X, specie in seno a circoli cattolici intransigenti e antimodernisti, sia sorto un certo tentativo, neppur troppo velato, per circondare la figura del papa di un’aureola di santità, fino al punto da attribuirgli eventi prodigiosi, guarigioni, visioni, attorno alle quali cominciava a delinearsi una vena agiografica che si calava fino ai primi anni del fanciullo di Riese. È notevole, a questo proposito, che lo stesso pontefice (ancora a firma del segretario particolare don Bressan), quasi con fastidio, leggendo tali ingenui e goffi tentativi di esaltazione, si premurasse di smentirli, come quando consigliò certamente il Gasoni (altro componente della Segretariola) e il Bressan a raddrizzare le storpiature di un discorso celebrativo per il suo cinquantesimo di sacerdozio tenuto dal canonico Joseph Léman, canonico di Lione, fatto stampare e a lui offerto:
«Siccome pare che tutti si dilettino — faceva scrivere al Gasoni e firmare dal Bressan nel 1908 — nel produrre aneddoti che, per quanto onorifici, fanno onta alla verità, ...:
- Riese, terra nativa del Santo Padre, non è nella Lombardia ma in una ampia pianura del Veneto;
- non è storicamente indiscutibile che il giovanetto Giuseppe Sarto lungo la strada si levasse le scarpe; può darsi che qualche volta lo abbia fatto, ma così per vezzo, come sogliono i ragazzi, senza pensare affatto al risparmio de’ suoi genitori;
- il santuario della SS.ma Vergine è bensì nel territorio di Riese, ma dalla parte opposta alla via che mena a Castelfranco;
- non sussiste poi il fatto del materasso portato all’infermo».
Fonte: Sergio M. Pagano in Barnabiti.net