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Pacelli, cantore dell’Eucaristia come San Pio X

 

 

Convegno su Pio XII del 19-10-2015Come è noto San Pio X fu uno dei grandi Pontefici riformatori del XX secolo. Egli, però, fu anche il Papa del catechismo; e non si pensi che la redazione del catechismo fosse un opera avulsa dal grande piano di riforma che il Pontefice aveva progettato.

Infatti, attraverso tale strumento Pio X «“si proponeva di dare in mano ai sacerdoti un volume chiaro e completo, in cui la precisione delle definizioni dogmatiche non permetteva interpretazioni personali o omissioni”. Egli era ben consapevole che teoria e prassi devono sempre essere in equilibrio per una buona testimonianza cristiana, per questo il suo pontificato, sulla stessa linea di tutto il ministero pastorale adempiuto in precedenza, si fondò sempre sull’insegnamento delle verità di fede integrato alla vita sacramentale e di carità. La teoria è concepita in funzione della prassi. Il catechismo serviva per una migliore preparazione a vivere, in seguito, il rapporto con Gesù. Una relazione che, secondo Pio X, trovava il suo momento più alto nell’Eucaristia, tanto che un suo successore, Pio XII, lo definì come il Papa della Santa Eucaristia» (M. MANCINI, La riforma della Chiesa di San Pio X, Fede&Cultura, Verona 2015, p. 126).

Ma cosa spinse Pio XII ad appellarlo in tal guisa?

Innanzitutto la vita del Santo Pontefice, che traeva la luce spirituale e la forza per agire dall’amore senza limiti per l’Eucaristia, principio e fine, anche, della sua attività riformatrice. Inoltre Pio X emanò due decreti al fine di indicare nell’Eucaristia l’antidoto contro i veleni intellettuali e morali dell’epoca e lo strumento per instaurare un profondo legame con Cristo (Cfr. Ibidem, pp. 126-127). Essi furono il Sacra tridentina Synodus ed il Quam singulari Christus amori. In particolare, con il primo promosse la comunione frequente e quotidiana, ribadendo che il sacramento non poteva essere negato a nessuno che si trovasse in stato di grazia e nella retta intenzione.

In tal maniera, il Santo Pontefice, intendeva definitivamente distruggere quei residui di giansenismo che inducevano i fedeli ad accostarsi all’Eucaristia solo se in uno stato di massima perfezione e di profondo timore di Dio. Egli, infatti, in ragione della sua lunga esperienza pastorale, conosceva bene l’influsso nefasto di tale eccessivo rigorismo, che aveva prodotto un allontanamento dei fedeli dal confessionale, dalla frequenza della Messa e dal ricevere il corpo ed il sangue di Cristo.

Con il secondo decreto, invece, incoraggiato anche dalle richieste espresse già da San Giovanni Bosco e dal curato d’Ars, abbasso l’età della discrezione, recante l’obbligo della confessione e della comunione, da dodici/quattordici anni a sette anni. Le motivazioni che lo spinsero verso tale decisione furono la necessità di affrettare la Prima Comunione, perché nei cuori dei bambini entrasse Gesù prima di satana e la convinzione che il rinnovamento dello spirito cristiano della nuova generazione si dovesse attribuire in gran parte alla pia pratica della Comunione data in tenera età.

Il binomio vita personale-insegnamento, in riferimento all’Eucaristia, che si può riscontrare in San Pio X, risulta essere anche una importante caratteristica di tutta l’esistenza di Pio XII.

Quindi, prima di focalizzarsi sull’insegnamento eucaristico di Pio XII occorre cogliere gli importanti insegnamenti che promanano dalla pietà eucaristica personale del Sommo Pontefice.

Sebbene Pio XII non abbia mai rievocato espressamente, negli innumerevoli discorsi, il suo incontro con Gesù nella prima Comunione, seme divino della fervida devozione eucaristica di tutta la sua vita, del magistero e del ministero eucaristico svolto da Sommo Pontefice, emulo di S. Pio X, tuttavia si possono trovare velati ricordi di quel mistico incontro in alcune esortazioni che egli, già successore di Pietro, rivolse ai fanciulli e specialmente ai gruppi «di bambini innocenti, fiori bianchi e ancora profumati dalla divina carezza del primo incontro con Gesù» (Discorso Siate le benvenute, alle alunne del Pio Istituto del Buon Pastore, 8 aprile, 1945, Discorsi e Radiomessaggi, VII, 22) .

L’8 dicembre 1939, in occasione del quarantesimo anniversario, ricorderà, invece, in maniera limpida il grande giorno della sua prima Messa. Tale ricorrenza sarà celebrata sempre nella Basilica di Santa Maria Maggiore, che lo aveva visto, sacerdote novello, salire l’altare sotto lo sguardo materno della Vergine Salus Populi Romani. La sua devozione eucaristica appare così mirabilmente associata alla devozione mariana, caratteristica costante di tutta la sua vita, sempre ancorata, come la Chiesa, di cui sarà capo visibile, alle due granitiche colonne, sulla prima delle quali sfolgora l’Ostia consacrata, e sulla seconda la Vergine Immacolata Ausiliatrice, salvezza del popolo romano e di tutto il popolo cristiano.

La Santa Messa sarà poi sempre il centro della vita e dell’attività sacerdotale del Pastore Angelico.

In particolare vanno ricordate tre date eucaristiche della vita di Eugenio Pacelli prima della sua ascesa al Supremo Pontificato, nelle quali la sua fede ed il suo amore verso la SS. Eucaristia sono stati d’esempio per diversi popoli ed hanno lasciato nel suo cuore un magnifico ricordo: la Legazione Pontificia al Congresso Eucaristico Internazionale di Buenos Aires nel 1934, al Congresso Eucaristico Nazionale Francese del 1937 ed al Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest nel 1938.

Dopo questa provvidenziale preparazione, il Card. Pacelli salirà al soglio Pontificio per guidare tutto il gregge di Cristo ai pascoli salutari della fede e della pietà eucaristica.

Pio XII è convinto che, come Vicario di Cristo, ha uno specialissimo legame con Gesù presente nell’Eucaristia e quindi è tenuto primariamente a promuovere la fede ed il culto eucaristico. Lo afferma egli stesso il 25 dicembre 1944 parlando ai bambini profughi, convenuti nell’Università Gregoriana per ricevere i suoi paterni doni: «Poc’anzi sull’altare è venuto Gesù stesso. Nell’Ostia Santa è presente e nascosto Gesù, lo stesso Gesù del presepio, il Gesù che disse: Lasciate che i piccoli vengano a me. E questo Gesù del presepio, questo Gesù dell’altare, questo Gesù della croce, questo Gesù del cielo, ha voluto anche restare in qualche maniera sensibile nella persona del suo Vicario» (Discorso Natale era già, 25 dicembre 1944, Discorsi e Radiomessaggi, VI, 255-256).

Per questo, anzitutto in lui, arde lo zelo e l’amore alla Santissima Eucaristia «centro degli spiriti, calamita dei cuori, fonte inesauribile di grazia, sintesi di tutta la nostra fede» (Discorso Desde las orillas, 29 aprile 1956, in L’Osservatore Romano, 4 maggio 1956, n°104. Traduzione nostra).

Questa coscienza delle sue responsabilità eucaristiche in ordine al gregge di Cristo, cui è preposto per volontà divina, è in lui chiarissima ed affiora continuamente, oltre che dalle opere del suo zelo eucaristico, anche nella esplicita dichiarazione dei suoi atti magisteriali.

Per realizzare queste nobilissime aspirazioni, Pio XII alimenta la sua attività apostolica al sacrificio dell’altare, in cui più che mai il Capo visibile della Chiesa è unito a tutte le membra, nella virtù e nel sangue di Colui che è la vita del Corpo mistico.

Nei frastuoni e negli orrori della guerra, egli guarda con fiducia al tabernacolo ed invita i suoi figli a fare altrettanto, implorando dal Re eucaristico il dono della pace e di un domani migliore.

E sempre intorno all’altare riunisce gli ambasciatori delle varie Nazioni, per attingere dal Re della pace l’unione fraterna, rotta, ma non scomparsa, tra le potenze in guerra.

In un memorabile discorso al corpo diplomatico ed a cinquantatré cardinali presenti in Roma, il Papa afferma: «Durante l’immane conflitto sarà potuto sembrare che questo concerto [delle Nazioni] fosse completamente muto, ma non era così, e se il tumulto assordante delle armi ne soffocava la risonanza, Noi da qui non abbiamo cessato dal sentirlo. Come dimenticare quelle Messe di mezzanotte del Natale e quelle imponenti e gravi cerimonie di propiziazione nella Nostra Basilica di San Pietro, dove Ci circondavano, uno accanto all’altro, i Rappresentanti diplomatici delle Nazioni più varie, più lontane e perfino delle Nazioni in conflitto? Solo qui, nell’atmosfera creata dall’alto ideale della sopranazionalità delle Chiesa, era possibile un tale spettacolo» (Discorso L’élévation des pensées, 25 febbraio 1946, Discorsi e Radiomessaggi, VII, 402).

Egli può assicurare i fedeli che «ogni mattina, mentre offriamo il Santo Sacrificio della Messa, Noi eleviamo al Signore le Nostre ardenti suppliche per tutti i fedeli cristiani, affinché sia loro di profitto per la salvezza nella vita eterna. Ma la Nostra orazione diviene, per così dire, più implorante ed intensa quando, al Memento dei vivi, ricordiamo le intenzioni e i bisogni di coloro che la divina provvidenza viene successivamente mettendo più in diretto contatto con Noi» (Discorso Nel momento, ai membri dell’Associazione fra i Romani, 20 giugno 1948, Discorsi e Radiomessaggi, VII, 43).

E non dimentica i morti, specialmente coloro che la guerra ha tragicamente strappati alla Chiesa militante e introdotti nella Chiesa purgante, nella quale li raggiunge la propiziazione eucaristica del Vicario di Cristo.

Inoltre, la Messa meditata e vissuta gli offre anche, molto frequentemente, il tema o lo spunto delle esortazioni che rivolge ai fedeli ricevuti quotidianamente nelle udienze; facendosi così quasi eco della voce del divino Maestro di cui è Vicario.

Consapevole del valore infinito della Santa Messa e della sua funzione insostituibile per l’unità, la pace e la vita soprannaturale del popolo cristiano, Pio XII non si stanca di spingere i fedeli all’altare per assistere al divino sacrificio e goderne i frutti salutari. Perciò egli stesso ama celebrare solennemente la S. Messa attorniato dai suoi figli nella Basilica di S. Pietro e ricorda costantemente con gioia le messe celebrate all’altare papale.

Inoltre, sempre vigilante sul movimento liturgico, concede, durante la guerra, la Messa anticipata nella sera della vigilia del Santo Natale, per non privare i fedeli del conforto della Messa di mezzanotte, a cui non potevano intervenire, a causa delle condizioni di precauzione imposte dalla guerra.

E, soprattutto, per rendere sempre più accessibili ai fedeli i tesori infiniti della Santa Messa e facilitare ai sacerdoti la celebrazione del Santo Sacrificio, Pio XII, con sapiente innovazione, con la Costituzione Apostolica Christus Dominus del 6 gennaio 1953, ed il Motu Proprio Sacram Communionem del 19 marzo 1957, attenua le leggi circa il digiuno eucaristico per il sacerdote celebrante e per i comunicandi e rende universale la concessione delle Messe vespertine, già permesse in modo limitato durante la guerra. Come non vedere in questi atti una continuazione dell’opera intrapresa da San Pio X e più volte lodata dal Pastore Angelico?

Pio XII è però convinto che non c’è culto eucaristico senza catechesi e istruzione eucaristica; che bisogna prima illuminare le menti se si vogliono muovere i cuori e le volontà; perciò è instancabile nell’esortare alla pietà eucaristica e nel persuadere circa la necessità ed i vantaggi del culto eucaristico in tutte le sue manifestazioni.

Anzitutto gli preme la Santa Comunione frequente e quotidiana e ne indica gli inestimabili frutti; basti ricordare le belle parole indirizzate ai fedeli del quartiere di Tor di Quinto durante una visita pastorale: «E Dio sa quanta gioia proverebbe il Nostro cuore paterno, se apprendessimo che non pochi di voi, specialmente fra i giovani e le giovanette, sono disposti anche a sacrifici e rinunzie per comunicarsi ogni giorno. Poiché se mangerete la Carne di Gesù, voi dimorerete in Lui ed Egli in voi, e Gesù diverrà, più presto di quanto possiate credere, il Dominatore assoluto delle vostre anime, il Re pacifico delle vostre famiglie» (Discorso Il nostro primo, 27 dicembre 1953, Discorsi e Radiomessaggi, XV, 537).

In affollate udienze riceve operai ed impiegati, dopo l’adempimento del precetto pasquale e ne spiega gli impegni, indicando con grande saggezza e prudenza pastorale come la pratica della religione sia di sostegno nell’attuazione dei doveri familiari e professionali.

Ricorda ai parroci il loro compito di «intermediari tra Dio e gli uomini nel Sacrificio della S. Messa», che li spinge a «tenere come vostro sacro dovere il celebrare il Santo Sacrificio», e «dopo il Santo Sacrificio il vostro atto più grave e rilevante è l’amministrazione del sacramento della Penitenza», per permettere ai fedeli di accostarsi a ricevere Gesù (Discorso Una cara e veneranda consuetudine, ai Parroci e Quaresimalisti di Roma, 6 febbraio 1940, Discorsi e Radiomessaggi, I, 520, 521, 522).

Esorta alla pratica del culto eucaristico anzitutto i suoi diocesani: «Accorrete tutti assiduamente al Santo Sacrificio della Messa, accostatevi numerosi alla Sacra Mensa eucaristica e diportatevi in guisa che il Dio della pace e dell’amore sia con voi nella vostra vita domestica e sociale» (Discorso La devota premura, al popolo romano, 18 marzo 1945, A.A.S., XXXVII (1945), 111-112).

Raccomanda la Santa Comunione agli sposi assicurandoli che saranno fedeli a Gesù e da lui protetti, «ricevendolo spesso nella Comunione» (Discorso Come potremmo, agli sposi, 5 giugno 1940, Discorsi e Radiomessaggi, II, 138). E dopo aver indicato agli sposi le virtù proprie del loro stato, conclude: «Ma così belle e necessarie virtù donde le prenderete?… Nell’assistenza alla Santa Messa, nella frequenza ai Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia» (Discorso Perenne è la vita, agli sposi, 7 maggio 1941, Discorsi e Radiomessaggi, III, 83). Infatti «a vincere le molteplici prove della vita coniugale valgono soprattutto la fede viva e la frequenza dei Sacramenti, donde scaturiscono torrenti di forza, della cui efficacia coloro che vivono fuori della Chiesa difficilmente possono farsi una chiara idea» (Discorso Nell’ordine della natura, al Fronte della famiglia, 28 novembre 1951, Discorsi e Radiomessaggi, XIII, 418).

Ed anche per l’educazione dei figli, il Papa ricorda l’efficacia insostituibile dell’Eucaristia: «Educateli a pregare e ad attingere dalle fonti della Penitenza e della SS. Eucaristia ciò che la natura non può dare: la forza di non cadere, la forza di risorgere. Sentano già da giovani che senza l’aiuto di queste energie soprannaturali essi non riuscirebbero ad essere né buoni cristiani, né semplicemente uomini onesti, cui sia retaggio un vivere sereno. Ma così preparati potranno aspirare anche all’ottimo, potranno darsi cioè a quel grande impiego di sé, il cui adempimento sarà il loro vanto: attuare Cristo nella loro vita» (Radiomessaggio La famiglia è la culla, 23 marzo 1952, A.A.S., XLIV (1952), 277-278) .

L’appello eucaristico di Pio XII giunge a tutte le categorie dei suoi figli: ai bambini innanzitutto; agli studenti, tanto bisognosi del Maestro divino; agli sportivi, facilmente distratti nei giorni festivi dai loro doveri religiosi; agli artisti; agli operai, tanto cari al cuore del Papa e di Gesù; ai pellegrini; ai membri dell’Azione Cattolica; insomma, ad ogni uomo e donna affidatogli.

Beatificazione di Pio X, 3 giugno 1951Beatificazione di Pio X, 3 giugno 1951 (©Archivio La Famiglia Spirituale L’Opera)

Se si dà uno sguardo complessivo agli atti del magistero eucaristico di Pio XII fino al 25 marzo del 1956, data dell’entrata in vigore del Motu Proprio Sacram Communionem, otteniamo questo risultato sorprendente: 181 documenti eucaristici, di cui 39 radiomessaggi integralmente eucaristici e 7 parzialmente eucaristici; 23 discorsi eucaristici e 49 discorsi parzialmente consacrati alla SS. Eucaristia; 37 epistole eucaristiche e 2 epistole con parziali rilievi eucaristici; 11 altri documenti integralmente eucaristici e 13 parzialmente eucaristici. A questi documenti occorre sommare sessantun accenni eucaristici sparsi in altri documenti (Cfr. Il Magistero eucaristico di Pio XII, Società Editrice Internazionale, Torino 1957, p. 24).

Da quanto sin qui asserito si evince chiaramente che «anche la SS. Eucaristia, come la SS. Vergine, ha così trovato in Pio XII l’instancabile, illuminato e fervido cantore, che con ricchissimo magistero, finora insuperato e ben difficilmente superabile, ha predicato al mondo gli inestimabili tesori dell’Augusto Sacrificio e del Sacramento dell’Altare, per alimentarne le anime e realizzare quell’unione e pace sociale, di cui la SS. Eucaristia è il segno efficace» (Ibidem, p. 25).

Non si può tuttavia concludere questo intervento senza rammentare le bellissime parole con le quali il Pastore Angelico ricordava San Pio X in diverse circostanze: «Ma ciò che è singolarmente proprio di questo Pontefice è di essere stato il Papa della SS. Eucaristia al tempo nostro. Qui sfolgora di riflessi quasi divini l’intima consonanza e comunione di sentimenti nel Vicario di Cristo con lo spirito stesso di Gesù. Se Noi tacessimo su questo punto, si leverebbe la schiera dei fanciulli di ieri e di oggi ad osannare a Colui, il quale seppe abbattere le secolari barriere, che li tenevano lontani dal loro Amico dei tabernacoli. Solo in un’anima sapientemente candida ed evangelicamente infantile come la sua, poteva trovare risoluta eco l’ardente sospiro di Gesù: Lasciate che i fanciulli vengano a me! Ed insieme la comprensione del dolcissimo desiderio di questi di correre all’abbraccio del Redentore divino. Così fu egli a dare Gesù ai bambini e i bambini a Gesù. Se ne tacessimo Noi, parlerebbero gli altari stessi del SS. Sacramento a testimoniare la esuberante fioritura di santità, che per opera di questo Pontefice dell’Eucaristia è sbocciata in innumerevoli anime, alle quali la frequente e quotidiana Comunione è ormai canone fondamentale di perfezione cristiana…» (Discorso Una celeste letizia, 3 giugno 1951, Discorsi e Radiomessaggi, XIII, 135). Ed ancora «Volgiamo di nuovo la Nostra mente e il nostro pensiero al Sommo Pontefice S. Pio X. Dalla sua biografia sappiamo che cosa fosse per lui l’altare e il Sacrificio Eucaristico dal giorno in cui offrì al sommo Iddio le primizie del Sacerdozio, quando, sacerdote novello, pronunziò commosso ai gradini dell’altare per la prima volta le parole Introibo ad altare Dei, durante tutta la sua vita sacerdotale; quando divenne parroco, quando fu costituito Direttore spirituale in Seminario, quando fu consacrato Vescovo e nominato Patriarca e Cardinale e finalmente quando fu eletto Sommo Pontefice. L’altare e il Sacrificio Eucaristico furono per lui il fine e come il centro della sua pietà, rifugio e fortezza d’animo nelle fatiche e nelle angustie, fonte di luce, di vigore, di zelo assiduo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, questo Pontefice, come fu ed è un modello di Maestro, così fu ed è un modello di sacerdote» (Discorso Magnificate Dominum, 2 novembre 1954, Discorsi e Radiomessaggi, XVI, 370-375).

Pertanto, Pio XII, nell’omelia per la canonizzazione di Pio X, si domanda quale altra santità possa essere richiesta al sacerdote, se non quella che proviene dall’Eucaristia, e così, la applica al nuovo santo: «Sacerdote innanzitutto nel mistero eucaristico, ecco il ritratto più fedele del Santo Pio X. Servire come sacerdote il mistero dell’Eucaristia e adempiere il comando del Signore: “Fate questo per mio ricordo” (Lc 22,19), fu la sua vita. Dal giorno della sacra ordinazione fino alla morte da Pontefice, egli non conobbe altro possibile sentiero per giungere all’eroico amore di Dio e al generoso contraccambio verso il Redentore del mondo, il quale per mezzo dell’Eucaristia “quasi effuse le ricchezze del divino suo amore verso gli uomini” (Conc. Trid. sess, XIII, c.2). Uno dei documenti più espressivi della sua coscienza sacerdotale fu l’ardente cura di rinnovare la dignità del culto, e specialmente di vincere i pregiudizi di una prassi traviata, promovendo con risolutezza la frequenza, anche quotidiana, dei fedeli alla mensa del Signore, e là conducendo senza esitare i fanciulli, quasi sollevandoli sulle sue braccia per offrirli all’amplesso del Dio nascosto sugli altari, donde una nuova primavera di vita eucaristica sbocciò per la Sposa di Cristo».

Infine, Pio XII sottolinea – nella visione della Chiesa di Pio X – che solo l’Eucaristia aveva il potere di fondarne la vita “nascosta con Cristo in Dio”, senza lasciarsi travolgere dalla tecnica e dall’attivismo. Anzi la Chiesa – ripete – è “vita nascosta con Cristo in Dio”. Se è vero che l’azione del sacerdote per la salvezza del mondo è multiforme, “la più degna, la più efficace, la più duratura negli effetti” è farsi dispensatore dell’Eucaristia. Di qui l’invito ai sacerdoti e ai religiosi a conformarsi al nuovo Santo, per alimentare la vita interiore, e conclude: «Eucaristia e vita interiore: ecco la suprema e più generale predicazione, che Pio X rivolge in quest’ora, dal fastigio della gloria, a tutte le anime. Quale apostolo della vita interiore egli si colloca nell’età della macchina, della tecnica, dell’organizzazione, come il Santo e la guida degli uomini d’oggi» (Discorso per la Canonizzazione, 29 maggio 1954, A.A.S., XXXVI (1954), 307-313).

 

 

 


Fonte: Rev. Prof. Nicola Bux, relazione sul tema «L’influsso di San Pio X sul magistero eucaristico di Pio XII» presentata al Convegno «Pio XII tra i santi», tenutosi a Roma, presso Santa Maria sopra Minerva, il 9 ottobre 2015.

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