“Lui (Giambattista Sarto) faceva il cursore del Comune ed era pagato giornalmente co 50 centesimi di svanzica; aveva una casetta, tre campielli trevigiani, pari a 12 pertiche censurie, una vecchierella ed il diritto ad una piccola questua e nulla più.”
(Marchesan – “Papa Pio X”, pag. 22)
Il povero Giambattista Sarto in abbondanza non aveva che figlioli, quanto al resto era sempre lì, inalterata, misurata,
contata, meditata e rimeditata quella povera “mezza svanzica” giornaliera, grosso stipendio di cursore comunale; era sempre lì, ma purtroppo non inalterato questo, ma decimato molte volte dalla siccità e dalla gragnola anche il prodotto magro dei tre campielli; mezza svanzica e prodotto, che non si potevano certamente toccare per mantenere un figliolo in collegio, neppure se si fosse, davvero, saputo che questo figliolo un giorno sarebbe divenuto Papa.”
(Marchesan – o. c., pag. 49)
“Il 1852 segnò una data tristissima nella vita del chierico Sarto e nella sua famiglia; tristissima doppiamente per sé e per
le desolate conseguenze che portò seco. Questa data è il 4 maggio di quell’anno, in cui Giambattista Sarto, l’infatibile
cursore comunale di Riese, chiamato dal Signore nell’altra vita, lasciava in questa una povera vedova, con nove figlioli, priva per di più, a cagione della morte del marito, di quella famosa “mezza svanzica” che era pietra angolare, per così dire, di quella povera famigliola.”
(Marchesan – o. c., pag. 71)
Fonte: Comitato di Riese per le Onoranze Beatificazione Pio X