Diverse furono le previsioni, per non chiamarle ‘profezie’, sul Cardinale Sarto alla sua elevazione al Soglio pontificio ed altre ancora se ne ebbero alla sua morte, preannunciatrici la sua glorificazione: fra queste sta in primo piano la ‘vox populi’, eco di intercessione della ‘vox Dei’.
Lo storico della Causa di beatificazione di Pio X, il venerando Padre Girolamo Dal Gal o.m.c., nel ‘pro-famiglia’ del 23 giugno 1935, fissava questa affermazione: “Per Pio X il tempo non è oblio, ma è apoteosi”.
Sono trascorsi dodici anni [ndr: l’articolo è del 1966] dal giorno in cui la Chiesa commemora nel 3 settembre la festa liturgica di San Pio X, che l’allora eminentissimo Cardinale A. G. Roncalli – Papa Giovanni XXIII – si compiacque celebrare, per la prima volta, nella chiesa parrocchiale di Riese, dove il novello Santo aveva ricevuto i doni divini della grazia battesimale, della vita eucaristica e dove per la prima volta Egli offerse solennemente il Sacrificio all’altare. In quella felicissima e storica circostanza della presenza del venerato Principe della Chiesa, si sprigionò dal suo cuore un interrogativo, nel quale vediamo una consistenza profetica: “L’evangelista san Luca dice che vi fu una grande animazione ad Ain-Karin – in montana Judae – quando vi nacque il Battista; le persone del vicinato si chiedevano a vicenda: Che cosa diverrà questo fanciullo?”. Ed applicava la risposta all’interrogativo alla vita e all’opera di Giuseppe Sarto, di Papa Pio X.
Il tempo rispose non con l’oblio, ma con l’apoteosi in terra per il Fanciullo di Riese; Dio, eternamente presente nel tempo, rispose con la glorificazione ab aeterno dello stesso Fanciullo divenuto Suo Rappresentante in terra. Il tempo, quindi, non ha scalfito e non scalfirà mai, minimamente il sentimento di venerazione, di amore e di speranza, che aleggia intorno alla memoria di San Pio X e che fiorisce attorno al Suo altare, posto sotto lo sguardo di Colei che Egli amò con tenerezza fin da fanciullo, nel ‘suo’ santuario delle Cendrole.
Il tempo che passa – che seco travolge ineluttabilmente uomini e cose – mai avrà il potere di incidere sul nome di Pio X, ormai patrimonio inalienabile della storia, né sull’opera dello stesso Pontefice, poiché essa ha toccato tutti i gangli della vita spirituale, religiosa, morale, sociale, familiare del suo tempo, proiettando le salutari e felici conseguenze anche nel tempo avvenire.
Dalla impostazione programmatica del proprio pontificato, annunciata con l’enciclica ‘E supremi apostolatus cathedra’ del 4 ottobre 1903, annunciante la volontà di ‘instaurare omnia in Christo’, all’ultimo suo atto che fu una angosciosa implorazione a Dio perché allontani il flagello della guerra, in questo scorrere di anni, in questo accavallarsi di ardui problemi, in questo precipitare di eventi, l’azione pontificale di Pio X assunse diverse fisionomie, tutte però riflettenti la sola, l’unica, la santa fisionomia di Cristo Signore.
Per questo il Figlio umilissimo di Giambattista e Margherita Sarto fu un costruttore di opere che richiamarono le anime alle pure fonti della verità evangelica; fu un riformatore di metodi e di discipline, quando metodi e discipline si erano allontanati dal sano principio, specie dell’obbedienza; fu un seminatore di quelle eterne verità, che eventi e perversità umane avevano offuscate, invertite, tradite; fu un restauratore delle infiacchite energie dell’anima, richiamandola con gesto arditamente ispirato, a gran voce, alla sorgente di vita eucaristica; fu un organizzatore pressoché insuperabile nel campo del diritto canonico, della vita seminaristica e clericale, della vita curiale romana, della musica sacra; a tal punto che, su quest’ultimo problema, Camille Bellaigue, durante una udienza concessagli da Pio X, parlando del Perosi, del Palestrina, dei Benedettini di Solesmen, uscì con questa frase: “Santo Padre, Voi avreste dovuto assumere il nome di Gregorio!” E Pio X di rimando: “Io dover firmare Gregorio … sarebbe stato spaventevole!” (R. Bazin, Pie X, Edit. Flammarion Paris). Spaventevole non tanto per la straordinarietà del nome, che dal 1846 più non si ripeteva nel Soglio pontificio, quanto per l’accoppiarsi al grande genio musicale di Papa Gregorio; ma infine anche Pio X ebbe l’intuito del genio musicale, come il suo lontano Predecessore!
Quando una azione giunge a toccare confini casti, imprimervi orme incancellabili, far fiorire speranze e realtà luminose, far fruttificare pascoli di vita eterna, allora come si può pensare ad un lento scolorimento della memoria di Colui che tale azione ideò, volle, condusse e realizzò?
Così fu ed è di Pio X, per il Quale “resta incontroverso l’aver Egli superato il suo tempo, ed anticipato, come messo di Dio, il nostro presente e lo stesso avvenire” (G. De Mori, Avvenire d’Italia, 20/10/1941); se dunque Egli, appianate le vie scabrose per le quali camminava la Chiesa al principio del nostro secolo, legiferava, ricostruiva, provvedeva per il domani, è fuori luogo il pensare ad un Suo intimo recondito desiderio di un Concilio Ecumenico? Qualunque possa essere la risposta, positiva o negativa, abbiamo il conforto di appoggiare sulla parola stessa del Papa Pio XII, pronunciata la sera del 3 giugno 1951, nella allocuzione per la beatificazione di Pio X: “… oggi appare manifesto come tutto il Suo pontificato fu supremamente diretto secondo un disegno di amore e di redenzione per disporre gli animi ad affrontare le nostre lotte e per assicurare le nostre e le venture vittorie” (Osservatore Romano del 4-5 giugno 1951).
Questo disegno di amore e di redenzione noi possiamo leggerlo e riconoscerlo, studiarlo ed ammirarlo nei “documenti legislativi dettati dalla ispirata saggezza di Pio X, divenuti così punto di partenza e base per nuovi atti solenni (del Concilio Ecumenico Vaticano II°), oggi ratificati dall’autorità del Papa in unione col Concilio Ecumenico” (cfr. Emidio Federici, Osservatore Romano del 20/8/1966).
Splendono come gemme questi “documenti legislativi” che (solo per citarne alcuni) si chiamano: la enciclica ‘Haerent animo’ (capitolo V) e la enciclica ‘Ad diem illum’ (capitolo VIII) nella costituzione dogmatica ‘Lumen Gentium’; il Motu proprio ‘Lampridem’ (capitolo II) del Decreto conciliare ‘Christus Dominus’; la Lettera apostolica ‘Creationis duarum novarum paroeciarum’ del Decreto apostolico ‘Apostolicam Actuositatem’.
Scaturisce quindi l’attualità di San Pio X e scompare del tutto anche la più piccola ombra, che il Suo ciclo sia per cedere il passo ai grandi avvenimenti che stiamo vivendo ed alle venerande Figure dei Suoi Successori, che divinamente ispirati, vollero il Concilio Ecumenico “sorgente dalla quale scaturisce un fiume; la sorgente può essere lontana, la corrente del fiume ci segue” (Paolo VI nell’udienza ai Padri Conciliari del 12 gennaio 1966).
Pio X è e rimarrà una delle tante e delle più preziose ‘sorgenti’ alla quale la cristianità si rivolge, con immutato e immutabile sentimento, sicura di trovarvi la forza per seguire la corrente del fiume e sfociare nella immensa vastità del porto di Dio.
Fonte: Bepi Parolin su Ignis Ardens luglio-agosto 1966