“Cari fratelli e sorelle, san Pio X insegna a noi tutti che alla base della nostra azione apostolica, nei vari campi in cui operiamo, ci deve essere sempre un’intima unione personale con Cristo, da coltivare e accrescere giorno dopo giorno: questo è il nucleo di tutto il suo insegnamento e di tutto il suo impegno pastorale. Solo se innamorati del Signore, saremo capaci di portare gli uomini a Dio ed aprirli al Suo amore misericordioso e così aprire il mondo alla misericordia di Dio”. Benedetto XVI, il ricordo di San Pio X nell'udienza generale del 18-08-2010.
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Pio X, al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto, secondo di dieci figli, nacque a Riese, il 2 giugno 1835, in una famiglia modesta: il padre Giovanni Battista Sarto era fattore e la madre Margherita Sanson sarta.
Giuseppe Sarto si distinse da molti suoi predecessori e successori proprio per il fatto che il suo “cursus honorum” fu esclusivamente pastorale senza alcun impegno presso la curia o nell’attività diplomatica della Santa Sede.
Ricevette la tonsura nel 1850 ed entrò nel seminario di Padova. Fu ordinato prete nel 1858, divenendo vicario della parrocchia di Tombolo. Nel 1867 fu promosso arciprete di Salzano e poi, nel 1875, canonico della cattedrale di Treviso, fungendo, nel contempo, da direttore spirituale nel seminario diocesano.
Giuseppe Sarto ricoprì le cariche di vescovo di Mantova e poi di patriarca di Venezia. Il governo italiano rifiutò peraltro inizialmente il proprio “exequatur”, asserendo che la nomina del Patriarca di Venezia spettava al Re e che, inoltre, Sarto era stato scelto su pressione del governo dell’Impero Austro-Ungarico. Giuseppe Sarto dovette quindi attendere ben 18 mesi prima di poter assumere la guida pastorale del patriarcato di Venezia. Con la nomina a Patriarca egli ricevette pure la berretta cardinalizia nel concistoro del 12 giugno 1893.
Alla morte di Pp Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903) il candidato più probabile al soglio di Pietro era considerato il Segretario di Stato Rampolla. All’apertura del conclave, il 1° agosto 1903, la sorpresa: il cardinale Puzyna, arcivescovo di Cracovia comunica che l’imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe, usando un suo antico privilegio quale “Re apostolico d’Ungheria”, pone il veto all’elezione del cardinale Rampolla.
I motivi del veto sarebbero non soltanto politici, ma anche personali: il Rampolla, quale Segretario di Stato, avrebbe infatti cercato di influenzare Pp Leone XIII a negare una sepoltura cristiana all’arciduca Rodolfo d’Asburgo-Lorena, suicidatosi durante i fatti di Mayerling.
Malgrado l’indignazione di molti cardinali, la candidatura di Rampolla sfumò e i suffragi si orientarono sul Patriarca di Venezia che fu eletto il 4 agosto ed incoronato il 9.
Prese il nome di Pio X in onore dei suoi predecessori. Scelse come motto del suo pontificato “Instaurare omnia in Christo” (Paolo di Tarso) e lo attuò con coraggio e fermezza.
Una delle prime decisioni di Pio X fu proprio l’abolizione (con la costituzione apostolica “Commissum nobis”) del cosiddetto veto laicale, che spettava ad alcuni sovrani cattolici, e a causa del quale egli era divenuto pontefice.
Il nuovo Papa, consapevole di non avere alcuna esperienza diplomatica né una vera e propria formazione universitaria, seppe scegliere dei collaboratori competenti come il giovane cardinale Rafael Merry del Val y Zulueta, di soli 38 anni, poliglotta e direttore della Pontificia Accademia Ecclesiastica, che fu nominato Segretario di Stato.
Come il Beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963) e il Venerabile Giovanni Paolo I (Albino Luciani, 26/08-29/09 1978), che pure passarono dal Patriarcato di Venezia al soglio di Pietro provenendo da famiglie di origine popolare, egli rimase sempre semplice e umile. In Vaticano visse parcamente, assistito dalle sorelle, in un appartamento fatto allestire appositamente. Più controversa la valutazione sul profilo politico del pontificato, la cui linea può essere caratterizzata essenzialmente come conservatrice, in particolare per la lotta ingaggiata contro il modernismo.
Fu tuttavia Pio X ad avviare la riforma del diritto canonico, che culminerà nel 1917 nella promulgazione del Codice di diritto canonico e a redigere il catechismo che porta il suo nome. Anche sul piano della gestione patrimoniale fu lui ad unificare i redditi dell’obolo di S. Pietro e quelli del patrimonio del Vaticano. Ma, soprattutto, riformò la Curia romana con la costituzione “Sapienti consilio” del 29 giugno 1908, sopprimendo vari dicasteri divenuti inutili.
Ebbe a confrontarsi con il problema della separazione fra Stato e Chiesa, che emerse in Francia con l’entrata in vigore della legge del 9 dicembre 1905, nella quale si concentravano gli intenti fondamentali della politica anti-religiosa della terza Repubblica e in particolare del governo di Émile Combes. A partire dal 1880 si erano registrati in Francia una serie di provvedimenti anti-religiosi tendenti alla dissoluzione delle congregazioni religiose, di espulsione dei religiosi regolari: insegnanti, personale infermieristico ecc.
Si mostrò assai meno conciliante verso questa politica fortemente anti-clericale rispetto al proprio predecessore, malgrado la maggioranza dei vescovi francesi gli consigliasse di piegarsi alla nuova legge. La legge emanata dal governo francese il 9 dicembre 1905 segnò il culmine di una simile politica, decretando unilateralmente l’abrogazione del concordato del 1801.
Pio X con l’enciclica “Vehementer Nos” (sul laicismo – separazione tra Chiesa e Stato – in Francia) dell’ 11 febbraio 1906, e l’allocuzione concistoriale “Gravissimum” del 21 febbraio, e l’enciclica “Gravissimo Officii Munere” (sulle associazioni di culto in Francia) del 10 agosto, protesta solennemente contro la legislazione antireligiosa in Francia e conforta il popolo cattolico a resistere, con mezzi legali, onde conservare al Paese la sua tradizione cattolica.
L’ostilità del Pontefice alla nuova normativa francese compromise la creazione delle “associations culturelles”, previste dalla legge del 1905, alle quali avrebbe dovuto essere trasferito il patrimonio della Chiesa. Tale opposizione fece sì che i beni immobili ecclesiastici fossero trasferiti allo Stato francese. La situazione sarebbe mutata soltanto nel 1923 con la creazione delle “associations diocésaines”.
Analoghe tensioni si registrarono con il Portogallo, dopo l’avvento in quel Paese, nel 1910, della repubblica guidata da gruppi di potere anticlericali. Pio X rispose con l’enciclica “Iamdudum” (sulla legge del divorzio in Portogallo).
Dopo l’attentato di Sarajevo all’arciduca ereditario Francesco Ferdinando, seguì il 28 luglio 1914 l’attacco dell’Austria alla Serbia e man mano il conflitto si estese a tutta l’Europa; per Pp Pio X, già da tempo sofferente di gotta e quasi ottantenne, fu l’inizio della fine. Il suo stato di salute e il deperimento fisico si accentuò e dopo una bronchite trasformatosi bruscamente in polmonite acuta, il pontefice morì nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1914; fu sepolto nelle Grotte Vaticane.
In vita era indicato come un “Papa Santo”, perché correva voce di guarigioni avvenute toccando i suoi abiti, ma lui sorridendo correggeva: “Mi chiamo Sarto non Santo”.
Papa Pio X fu beatificato il 3 giugno 1951 dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) e proclamato santo dallo stesso pontefice il 29 maggio 1954.
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Per terminare: leggendo la storia di questo grandissimo Pontefice mi duole maggiormente il comportamento della Fraternità Sacerdotale San Pio X e credo che il dolore più intenso lo provi questo Pontefice. La rottura, lo scisma non è mai secondo la volontà di Dio che vede smembrata la Sua Chiesa. Ma chi sono questi? Eccoli: Tradizionalisti e Sedevacantisti
Fonte: filia ecclesiae