Erano passati solo dieci anni dalla morte di Teresa che Pio X ricevette in dono l’edizione francesce dell’Histoire d’une âme e, tre anni più tardi, nel 1910, la traduzione italiana dell’autobiografia della santa. Traduzione che allora era già alla sua seconda edizione.
Pio X non ebbe esitazioni riguardo a Teresa e accelerò per questo l’introduzione della causa di beatificazione, che si data al 1914 e che fu uno degli ultimi atti del suo pontificato.
Ma, già qualche anno prima, incontrando un vescovo missionario che gli aveva donato un ritratto di Teresa, il Papa aveva osservato: «Ecco la più grande santa dei tempi moderni». Un giudizio che poteva apparire temerario, anche perché Teresa non aveva allora e non ha a tutt’oggi soltanto estimatori. La semplicità della sua dottrina spirituale, semplicemente imperniata sull’assoluta necessità della grazia, faceva storcere il naso a non pochi ecclesiastici.
Nella temperie di un cattolicesimo intriso di giansenismo, una spiritualità tutta imperniata sulla fiducia e sull’abbandono docile alla misericordia di Dio appariva in contrasto con il rigore di un’ascesi centrata sulla rinuncia e sul sacrificio di sé. L’eco di questo “sospetto” verso la dottrina di Teresa giunse così fino alle orecchie del Papa. Il quale, una volta, replicò con decisione ad uno di questi detrattori: «La sua estrema semplicità è la cosa più straordinaria e degna d’attenzione in quest’anima. Ristudiate la vostra teologia».
Tra le altre cose, Pio X era rimasto grandemente impressionato da una lettera che Teresa aveva scritto il 30 maggio del 1889 alla cugina Maria Guérin, la quale, per motivi di scrupolo, si asteneva dalla comunione: «Gesù è là nel tabernacolo apposta per te, per te sola, e arde dal desiderio di entrar nel tuo cuore […]. Comunicati spesso, molto spesso. Ecco il solo rimedio se vuoi guarire».
Era allora un atteggiamento diffuso lo scrupolo eccessivo nell’accostarsi all’eucaristia, e la risposta di Teresa apparve al Papa un incoraggiamento a combattere questo atteggiamento. Ed è possibile che i due decreti di Pio X, Sacra Tridentina Synodus, sulla comunione frequente, e Quam singulari, sulla comunione ai bambini, siano stati influenzati della lettura degli scritti teresiani.
Fonte: Giovanni Ricciardi in 30giorni