Iscrizione al bollettino settimanale

Newman Dottore della Chiesa: una posizione contraria

La cultura 'laica' non ha difficoltà a riconoscere il legame spirituale tra Newman e il modernismo

John Henry Newman

Giovedì 31 luglio 2025, Robert F. Prevost – Leone XIV ha deciso di proclamare “Dottore della Chiesa” (titolo originariamente coniato per il solo san Tommaso d’Aquino, esteso poi nei secoli ad altre figure che hanno illustrato e difeso la Fede cattolica) il cardinal John Henry Newman. La rivista tradizionalista Sodalitium, dell’Istituto Mater Boni Consilii, si è dimostrata critica sul suo sito, con un “dossier su un nuovo «dottore»“, che adduce motivazioni utili alla riflessione e particolarmente documentate.

“Per meglio conoscere il pensiero del Newman, e il modernismo che lo venera, riproponiamo due scritti presi dalla nostra rivista” – scrive il sito. Chi scrive ritiene necessario rilanciarne alcuni stralci, che non si leggono altrove, ma hanno fonti di indubbia autorevolezza.


“Jean Guitton ha scritto che secondo Paolo VI il Vaticano II ‘è tutto Newman’”
(cit. da R. De Mattei, Il suo non è un Antisillabo, e piacque all’ antimodernista San Pio X, ne Il Foglio, 17 settembre 2010, p. I). Ecco un’interessante genealogia spirituale che spiega la cerimonia di Newman (1801-1890) presieduta da Joseph Ratzinger in Inghilterra, esaudendo i voti del “cattolico liberale” (ipse dixit) Francesco Cossiga, ora defunto, presidente emerito della Repubblica Italiana. Prosegue Sodalitium: “anche i Modernisti dei primi del Novecento rivendicavano quest’ascendenza. La rivendicava Loisy, la rivendicava Tyrrel, la rivendicava Buonaiuti, la rivendicava don Brizio Casciola. Nessuno ignora che la crisi modernista venne alla luce nel 1902 col libro del sacerdote ed esegeta francese Alfred Loisy (1857-1940) L’Evangile et l’Eglise. Non tutti ricordano però che il “petit livre” di Loisy voleva essere una risposta critica a L’Essenza del Cristianesimo del protestante Adolf Harnack.


Già dal 1898 Loisy polemizzava con Harnack: concordi nel razionalismo biblico, il “cattolico” Loisy si voleva distante dal collega protestante proprio grazie alla teoria dell’evoluzione dei dogmi di Newman: “La teologia cattolica – osserva Loisy – ha avuto ai nostri tempi il più gran dottore di cui avesse bisogno, e al quale sono mancati solo dei discepoli. L’Essay on the Development of Christian Doctrine di Newman data in effetti del 1845, e dopo un mezzo secolo non si può dire che abbia trovato un’eco. Ora, in questo libro, Newman espone una scoperta capitale: lo sviluppo cattolico è nella logica reale del cristianesimo; è indispensabile alla sua conservazione ed è divinamente legittimo come lui; anzi, in fondo è impossibile distinguere l’uno dall’altro. (…) Una idea non resta quindi maggiormente fedele a sé stessa nella misura in cui si preserva meglio dal cambiamento. La storia interna del cristianesimo mostra al contrario che l’errore è spesso il prodotto della stagnazione…” (E. Poulat, Histoire, dogme et critique dans la crise moderniste, Casterman, seconda edizione 1979, pp. 74-75). Alcune proposizioni di Loisy, condannate dal Decreto Lamentabili, sono state esposte – secondo l’esegeta francese – da Newman (ibidem, p. 107). Loisy, Tyrrel, Blondel, Laberthonnière, tutti modernisti, vedevano nell’evoluzione del dogma di Newman uno dei fondamenti di una teologia antiscolastica e anti-intelluettualistica (p. 303).


Il gesuita scomunicato George Tyrrel (1861-1909) scrisse che “la radice del modernismo” doveva ricercarsi “nello spirito che aleggia in una certa lettera di un certo cardinale a un certo duca” ovvero del card. Newman al duca di Norfolk sulla coscienza (G. Tyrrel, Il Papa e il modernismo, Voghera editore, Roma, 1912, p. 153). Non a caso “il modernista umbro, don Brizio Casciola”, il “Santo” del romanzo di Fogazzaro, pubblicò nel 1908 “il volumetto ‘Della coscienza. Estratto della lettera di Newman al duca di Norfolk’”. Anch’egli anglicano convertito al cattolicesimo, Tyrrel “era convinto di trovare nelle dottrine sul ‘senso illativo’ della fede del cardinale Newman l’anello di congiunzione tra il cattolicesimo e il pensiero moderno” (De Mattei, Modernismo e antimodernismo nell’epoca di Pio X in Don Orione negli anni del modernismo, Jaca Book, Milano, 2002, pp. 35-36, cit. anche nell’articolo del Foglio. Il riferimento è all’opera di Newman La grammatica dell’assenso, del 1870).


Il capo del modernismo italiano, Buonaiuti, nelle sue memorie (Il pellegrino di Roma) così definisce Tyrrel: “Genuino erede, diremmo quasi reincarnazione eloquente ed ispirata, di Newman”. Più che amico del Tyrrel (partecipò ai suoi funerali, anche se Tyrrel non si riconciliò con la Chiesa) fu anche il suo confratello gesuita Henri Brémond (1865-1933), che guarda caso scrisse, nel 1906, Newman. Essai de biographie psychologique, nonché altre opere sul pensiero del cardinale inglese (Le développement du dogme chrétien; La psychologie de la Foi; La vie chrétienne). Già il protestante modernista Auguste Sabatier (1839-1901) scrisse su Newman nel 1890, e così il modernista Padre Giovanni Semeria (1867-1931) nel 1907 (Il cardinal Newman). Il “Programma dei Modernisti. Risposta all’enciclica di Pio X Pascendi Dominici gregis” scritto da Ernesto Buonaiuti (1881-1946) scomunicato vitando, invoca anch’esso l’autorità di Newman.


La cultura “laica” non ha difficoltà a riconoscere il legame spirituale tra Newman ed il modernismo: “teologo audace che forse non del tutto a torto il modernismo rivendica – per certi lati dell’insegnamento di lui – come proprio padre spirituale” (così l’enciclopedia Treccani). Ma anche l’Enciclopedia Cattolica, pur elogiando grandemente il teologo inglese, ammette che nel suo pensiero “qualcosa si può rilevare di caduco, di inesatto, di non ortodosso” (così Mons. Piolanti).

Gli apologeti di Newman citano però sempre la lettera di San Pio X al Vescovo di Limerick, Eduard Thomas O’Dwyer, Tuum illud opusculum, del 10 marzo 1908, con la quale il Papa antimodernista “difese l’ortodossia del cardinale Newman, aprendo con questo autorevole intervento la strada alla sua beatificazione” (De Mattei sul Foglio). In effetti, San Pio X loda il Vescovo di Limerick per avere difeso il cardinale dalla pretesa dei modernisti secondo la quale non si poteva condannarli senza condannare per il fatto stesso Newman.

San Pio X però, anche con l’intento di strappare ai modernisti un così prestigioso patrono, non manca, con tutto il rispetto per il celebre porporato, di fare delle riserve a suo proposito, riserve che non sono mai ricordate da chi cita questa lettera ma non le sue parole e il suo contenuto. Prima di tutto, S. Pio X ricorda che non si può mai opporre l’opinione di un dottore privato, anche insigne, al magistero della Chiesa. In seguito, distingue tra le opere di Newman prima della conversione e quelle successive (l’opera sullo sviluppo dei dogmi precede di poco la conversione).

Quanto alle prime, ammette che in esse “forse si può scoprire qualcosa che ha una certa somiglianza con alcune formule dei modernisti”, ma, prosegue il Pontefice, Newman convertendosi sottomise tutte le sue opere al giudizio e alla revisione della Chiesa Cattolica affinché le correggesse se necessario. Quanto alle opere scritte dopo la conversione, anche in esse si possono trovare cose estranee ai comuni argomenti dei teologi, e persino, aggiunge, Newman “non ha fatto uso di un modo di esprimersi sufficientemente prudente”; non si può però dubitare della sincerità della sua Fede, né si deve distorcere il suo pensiero come fanno i modernisti; di lui e del suo pensiero si segua particolarmente il fatto di considerare santo il magistero della Chiesa, custodire la dottrina tramandata dai Padri e soprattutto sottomettersi e obbedire al Papa (al quale, dopo la conversione, volle sempre essere fedele anche se era contrario alla definizione del dogma dell’Infallibilità pontificia, e amava prendere le distanze dagli “ultramontani” e dal Cardinale Manning).


Insomma, non tutto è sicuro nel pensiero di Newman, ma egli, da buon cattolico, si sottomise all’autorità della Chiesa; non fu modernista ante-litteram, Newman, ma senza volerlo alcune sue idee aprirono le porte al modernismo. (Cfr: “La discendenza spirituale del cardinal Newman”, in Sodalitium n. 66 pp. 24-27). Infine Sodalitium cita, senza dar credito alla fonte, un articolo dal titolo “John Henry Newman è il primo santo apertamente gay”, comparso, tradotto in italiano sul sito www.gionata.org del 14/10/2019, di Francis De Bernardo, del New Ways Ministry, di cui è direttore esecutivo dal 1996. Egli scrive: “Negli ultimi anni gli studiosi hanno cominciato a esaminare l’intensa relazione emotiva che coltivò con un altro sacerdote, Ambrose St. John. I due erano inseparabili, al punto da vivere insieme. Newman chiamava St. John “la mia luce terrena”.

Avevano studiato insieme teologia e Roma, e insieme vennero ordinati sacerdoti. Così Newman rifletteva sull’intensità del loro rapporto: “Mi amò fin dal primo momento, con una tale intensità da non potersi dire. Ventotto anni fa, a Roma, lavorava in continuazione per sollevarmi da ogni peso, e dato che era giovane e così sassone d’aspetto, la gente di Roma lo chiamava il mio Angelo Guardiano”. È molto significativa la volontà dei due di essere sepolti assieme. L’epitaffio da loro scelto per la tomba fu: “Dalle ombre e dalle illusioni alla verità”. Quando St. John morì, Newman scrisse: “Non ho mai pensato che alcun lutto fosse uguale a quello di un marito o di una moglie, ma mi sembra che sia difficile credere che ce ne possa essere qualcuno più grande (o una tristezza più profonda), del mio”. […]

“Secondo Ian Ker – prosegue l’articolo – Newman e St. John non erano gay, perché è evidente che vivevano nel celibato, ma qui si presume che gay significhi sessualmente attivo, il che è ovviamente e assolutamente falso. I due uomini potevano benissimo essere gay e intrattenere una relazione molto forte, affettuosa e intima senza essere sessualmente attivi, come molti altri gay odierni, sacerdoti e religiosi, che sono fedeli alla loro promessa di celibato o voto di castità. Anche molti laici gay scelgono di non essere sessualmente attivi, ma questo non li rende meno omosessuali”. De Bernardo vorrebbe che il cardinale Newman diventasse “un’icona arcobaleno”, nel senso di un esempio d’apertura alle coppie LGBT.

 

 

 


Fonte: Matteo Castagna su Informazione Cattolica

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Il contenuto non impegna e non dipende dalla Parrocchia S. Matteo di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali link contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei alla Parrocchia, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche storiche, mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Area riservata

Google Translate

Aiuta la tua parrocchia

Donazioni239x100

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.