La figura di san Pio X riveste una particolare importanza per il Seminario di Treviso: anzitutto ne è il suo patrono. Non dobbiamo dimenticare che mons. Giuseppe Sarto in questo istituto fu direttore spirituale, occupandosi della formazione dei seminaristi, dal 1875 al 1884. In Seminario si conserva la stanza dove abitò san Pio X, il pulpito da cui predicava ai chierici, il crocifisso del santo Curato d’Ars, patrono dei parroci, che egli teneva nella sua scrivania da papa e numerosi suoi scritti.
Nel suo primo incontro con i seminaristi trevigiani nel 1875 così esordiva:
«Cari chierici, voi credete ch’io sia un padre spirituale di quelli che, per lunga esperienza, per la vasta e profonda dottrina ascetica e teologica, per la bella esposizione dei pensieri, possono dirigervi, consigliarvi, inoltrarvi, con tutta sicurezza, per la via per la quale, con l’aiuto del Signore, v’incamminate; ma io lasciatemi che ve lo dica schiettamente non ho nulla o quasi nulla di tutto questo; io non sono che un povero parroco di campagna, venuto qui per volere di Dio; e poiché il Signore ha voluto così, così bisogna che vi adattiate anche ad ascoltare la parola d’un povero parroco di campagna, e di compatire, se essa non è, quale dovrebbe essere, all’altezza di questo posto che a me, indegno ed incapace, hanno voluto affidare i superiori».
Quel povero parroco di campagna oggi risalta non solo come modello ma anche come maestro di santità sacerdotale, che fu una delle attenzioni maggiori della sua carità pastorale lungo il corso di tutto il suo ministero. Sin dagli inizi don Giuseppe Sarto ha avuto una viva consapevolezza della necessità della santificazione del clero, obiettivo che ha perseguito con convinzione nella sua vita e a cui ha formato, avendone la responsabilità, generazioni di seminaristi e preti.
Aveva modo di rilevarlo un altro grande direttore spirituale del Seminario trevigiano, mons. Giuseppe Carraro, poi divenutone rettore, del quale è in corso il processo di beatificazione, che fu successivamente vescovo a Verona ed uno degli ispiratori dell’Optatam Totius, il documento del Concilio Vaticano II riguardante la formazione del clero. Nel 1958, per sintetizzare la spiritualità sacerdotale di Pio X al clero triveneto, convenuto a Castelfranco per l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Giuseppe Sarto, individuava in quattro le dimensioni caratteristiche della sua spiritualità sacerdotale: la normalità, la semplicità, l’interiorità e la pastoralità. In san Pio X si riassumono, ad un livello elevato, le caratteristiche migliori del prete veneto. La via della normalità è la strada maestra per giungere alla santità. Era proprio l’esperienza ministeriale, iniziata con i compiti di cappellano e parroco, che faceva cogliere al Sarto questo aspetto della santità, che, come diceva rivolto ai suoi seminaristi a Treviso:
“non consiste nel fare molte cose… nemmeno nel fare cose grandi… nemmeno cose straordinarie e singolari, quindi molto rare: consiste in quello che ci è più abituale, in quello che più spesso ci tiene occupati, in quelle attività che riempiono i giorni e gli anni della nostra vita, che si riassumono nel fare la volontà di Dio”.
Pio X ci ha lasciato la testimonianza più viva del suo modello di santità sacerdotale nell’Esortazione “Haerent animo”, pubblicata il 4 agosto 1908, la prima indirizzata da un papa a tutti i preti, scritta in occasione del suo 50° di sacerdozio. La conformazione a Cristo, la dedizione di sé, l’ esemplarità della vita, sono i tratti indispensabili della santità sacerdotale in vista dell’efficacia del ministero che Pio X indica. Soffermandosi sui mezzi che alimentano la spiritualità del prete e lo mantengono sulla via della santità il papa considerava anzitutto la preghiera “indispensabile sussidio della santità”. Un notevole spazio dedica alla meditazione quotidiana, un luogo di bonifica della propria vita e di recupero della propria identità spirituale e vocazionale, in particolare richiama quella che nasce dall’ascolto della Parola di Dio. Quindi vengono gli altri mezzi ordinari della vita spirituale: l’esame di coscienza, la confessione frequente, gli esercizi spirituali e il ritiro mensile. Non manca infine di esortare ed incoraggiare le associazioni fra il clero e la vita comune, che definisce “auspicabile e fruttuosa”. Ad oltre un secolo di distanza le indicazioni di san Pio X rimangono tuttora valide.
Fonte: don Stefano Chioatto in Rivista Seminario Treviso nr 3 -2023
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