Omelia del cardinale Pietro Parolin, alla solenne celebrazione eucaristica di chiusura della Peregrinatio corporis di san Pio X, al santuario delle Cendrole di Riese Pio X, domenica 15 ottobre 2023
Eccellenza Rev.ma Mons. Michele Tomasi, Vescovo di Treviso,
Cari confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, Diaconi, religiosi e religiose,
Distinte Autorità, Cari fratelli e sorelle nel Signore,
al termine della peregrinatio a Treviso, sono lieto di essere qui con voi accanto alle spoglie terrene di San Pio X, che anche quest’anno, il 21 agosto nel pomeriggio, il Santo Padre Francesco ha voluto onorare, soffermandosi a pregare davanti all’altare in cui sono conservate, e che tante volte anch’io ho la possibilità di visitare e venerare nella Basilica di San Pietro.
Mi è facile e al contempo difficile parlare di San Pio X. Facile per la devozione che nutro nei suoi confronti, difficile perché risulta sempre parziale e imperfetto poter entrare nella sua profonda interiorità e nella sua santità, la cui fama aveva cominciato a diffondersi tra i pellegrini che lo visitavano a Roma già nel corso della sua vita.
Accenno a tre aspetti, in continuazione con quanto detto il 23 agosto 2014 nel centesimo anniversario della sua morte. Mi sembrano di estrema attualità per il nostro cammino spirituale, perché noi desideriamo ardentemente che anche in questa occasione si realizzi quanto San Giovanni XXIII disse nel 1959, dopo la prima peregrinatio dei resti mortali di Papa Sarto a Venezia. Il Papa buono, già successore di Sarto nella città lagunare, parlò di “qualcosa di misterioso e di lieto”, “qualcosa di soprannaturale”, che si era “fatto sentire sopra le nostre teste e nelle intimità dei cuori”.[1]
È questo, cari fratelli e sorelle, il senso per il quale Papa Francesco, aderendo alla richiesta di Mons. Tomasi, ha voluto concedervi di poter venerare così da vicino le spoglie mortali del Papa santo: qualcosa di “misterioso e di lieto” che può e deve avvenire anche oggi nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie, nei nostri paesi e nelle nostre città; qualcosa di “soprannaturale” che può e deve rifluire nelle nostre menti e nei nostri cuori, affinché – come diceva sempre Papa Giovanni – maturino “frutti di interiore rinnovamento per molte anime”.
A ben vedere, fu proprio questa, in estrema sintesi, la persona di Pio X: un innamorato di Dio, un innamorato della sua Parola e del Vangelo di Gesù, che voleva da tutti conosciuto nel catechismo; un innamorato di Gesù nell’Eucaristia, a cui tutti convocava; un innamorato dei poveri, per i quali si privava perfino del nutrimento quotidiano per sostenerli, per alleviarne le miserie, per soccorrerne le necessità vitali.
Primato e conoscenza di Dio: è sicuramente questo il principale e originario elemento che lo contraddistingue
Nella sua prima esortazione apostolica da Papa, Pio X dichiarò che solo questa era la sua ansia più profonda per la quale, fra le lacrime, aveva accettato il peso del pontificato. Solo per il primato di Dio nel mondo, egli era mosso ad operare e ad agire: “…Chi può ignorare che la società umana è ora (questo ora non è solo il 1903, ma anche il 2023!) afflitta, […] da un gravissimo, intimo morbo che, la conduce allo sfacelo? Voi comprendete, Venerabili Fratelli, quale sia tale malattia: l’abbandono e il rifiuto di Dio […]. Dichiariamo che nell’esercizio del Pontificato Noi abbiamo un solo proposito: “Rinnovare tutte le cose in Cristo, affinché sia “Tutto e in tutti Cristo”. “Noi affermiamo con grande determinazione che Noi altro non vogliamo essere che ministri di Dio. Le ragioni di Dio sono le ragioni Nostre; […] ad esse saranno votate tutte le Nostre forze e la vita stessa. Perciò se qualcuno chiederà quale motto sia l’espressione della Nostra volontà, risponderemo che esso sarà sempre uno solo: “Rinnovare tutte le cose in Cristo”.[2]
Dunque, fratelli e sorelle, qui convenuti da ogni angolo del trevigiano e del Veneto: venerare i resti mortali di Papa Pio X vuol dire riconoscere la sua testimonianza di uomo di fede, di uomo centrato in Dio, di uomo che ricercava Dio. Vuol dire riconoscere che Dio è grande nei suoi santi; che Dio è la vera riuscita di quanti lo seguono, è la pienezza di vita e di gioia per quanti si abbandonano a Lui.
Da questa radice di fede deriva la seconda dimensione della figura di Pio X: una smisurata carità.
La carità fu una scelta costante e praticata che Giuseppe Sarto visse fin da giovane prete. Quante testimonianze sono state raccolte nel suo processo di beatificazione da parte di chi era stato da lui beneficato o era venuto a conoscenza degli aiuti nascosti offerti da Giuseppe Sarto ai poveri, tanto che oggi, con San Paolo, possiamo definirlo “amorevole come una madre” (cfr. Ts 2, 8).
Non abbiamo qui il tempo neppure per citarne qualcuna. Osservo solo che non si tratta di racconti sdolcinati o edificanti, se teniamo conto che fino alla fine del sec. XIX il Veneto era in piena crisi economica, lavorativa, agricola e che tante famiglie, sfrattate dalle campagne da voraci padroni, trovarono solo nell’emigrazione prima in Brasile, poi in altri Stati americani, l’unica possibilità di campare, lasciando la loro terra. Pio X conosceva a fondo queste realtà.
Queste scelte di amore ai poveri e di solidarietà col prossimo furono costanti e consuete per Giuseppe Sarto. Tutte le biografie di Pio X le evidenziano. E di esse parlano le centinaia e centinaia di terremotati di Calabria e Sicilia, soccorsi dal Papa; parlano gli oppressi che ricorrevano a lui per ottenere anche solo qualche spicciolo necessario per campare; parlano gli spessi faldoni del suo archivio privato conservati nell’Archivio Apostolico Vaticano, migliaia di pagine manoscritte che tramandano le suppliche dei poveri al Pontefice e la sua carità nascosta.
Pio X era un Pastore! Aveva preso sul serio il mandato che Gesù risorto aveva affidato a Pietro – e ai suoi successori – dopo la sua confessione di amore: “Mi ami tu più di costoro?” “Signore tu sai tutto, tu sai che io ti voglio bene”. Rispose Gesù: “Pasci le mie pecore” (Gv. 21,15-17).
Un Pastore che avvertiva irrefrenabile, come dichiarava lo stesso Dio nel profeta Ezechiele che abbiamo ascoltato nella prima lettura, lo slancio di condurre tutti i fedeli “in ottime pasture”, di fornire loro “fertili pascoli” e far sì che tutte le pecore del gregge di Cristo potessero “pascere in abbondanza sui monti d’Israele” (Ez 34,11-16).
Da questo cuore intriso di presenza di Dio e di amore sconfinato al prossimo, prese corpo in Pio X il suo profondo amore alla pace e il rifiuto della guerra. Già nel 1911, mentre non pochi italiani e anche uomini di Chiesa furoreggiavano a favore della guerra in Libia, che si protrasse dal settembre 1911 all’ottobre 1912, si pubblicò su L’Osservatore Romano (20 e 30 ottobre 1911) un comunicato chiarissimo col quale la Santa Sede e il Papa esprimevano aperto scetticismo per una tale campagna militare, che era anche strumentalizzata come pretestuosa guerra di religione, e si invitò quel clero che si prestava a benedire l’imminente azione bellica nel Mediterraneo, a mantenersi in posizioni più moderate e meno interventiste, nonostante lo scrosciare di consensi alle armi da parte di imprenditori, industriali, politici ed intellettuali.
Possiamo dire, senza lasciarci minimamente catturare da schemi ideologici che ci fraintendano, che Pio X fu un pacifista ante litteram, pacifista non per scelta politico-ideologica, ma per coerenza di cristiano, dando così avvio a quella posizione della Santa Sede di equidistanza da tutti i belligeranti che diverrà dopo di lui la costante caratteristica dei pontificati del ‘900 fino ad oggi.
Nella sua prima enciclica, Pio X disse ai Vescovi: “Chi mai, Venerabili Fratelli, non si sentirà turbato dalla trepidazione e dall’angoscia nel vedere che gli uomini si combattono atrocemente fra loro, così che quasi vi è guerra di tutti contro tutti? Il desiderio di pace è certamente un sentimento comune a tutti, e non vi è alcuno che non la invochi ardentemente. La pace, tuttavia, una volta che si rinneghi Dio è assurdamente invocata: dove è assente Dio, la giustizia è esiliata; e tolta di mezzo la giustizia, invano si nutre la speranza della pace. “La pace è opera della giustizia”.
Siamo allo scoppio della prima guerra mondiale, che causò milioni di morti e sofferenze senza numero all’Europa, guerra che all’indomani della morte del Papa, fu subito ritenuta causa prossima del crepacuore che aveva colpito l’anziano Pontefice.
La lezione di ieri illumina anche il nostro oggi. Sono parole di una attualità sconvolgente!
Primato di Dio, carità verso i poveri e impegno per la pace! Ecco i tratti della figura di San Pio X che mi sembrava importante mettere in rilievo in questa occasione.
Concludiamo con una bella sintesi del profilo umano-spirituale che Papa Giovanni XXIII fece del suo Predecessore: “Il mondo subisce ancora, subisce sempre, il fascino della bontà e della santità […]. Perché il popolo invoca questo Santo? Perché lo cerca? Perché lo ama? La risposta è facile. […]. [Pio X fu] limpido come lo sono i figli della campagna; franco e robusto come gli operai delle nostre officine; paziente come gli uomini del mare; misurato come il pastore del gregge; nobile ed austero come i discendenti delle più grandi famiglie; affabile e giusto come un maestro, un magistrato; buono e generoso come si immaginano i Santi. […]. Supplichiamo il Signore di farci sempre più anelare a questo equilibrio di energie e di entusiasmi. Il popolo ci correrà dietro, non per cercare noi, né per fermarsi a noi, ma per giungere con noi all’incontro di Cristo Gesù”.[3]
A questa meta ci ha voluto condurre la peregrinatio di Pio X nelle nostre chiese del Veneto. Che col preclaro esempio di questo santo Pontefice, tutti noi, sacerdoti, laici, bambini, giovani, adulti, anziani, lavoratori, comunità, possiamo giungere a riconoscere Cristo unico salvatore del mondo e, incontrando Lui, trovare il senso profondo della nostra vita e del nostro essere uomini e cittadini e divenire così “operatori di verità e testimoni del Vangelo” nel mondo.
O glorioso pontefice San Pio X! Con le tue spoglie mortali in mezzo a noi, la tua voce ci è giunta dal cuore di Dio. Sostienici nel seguire gioiosamente Gesù! La Vergine di questo umile santuario da te amata ed onorata, ci accompagni, ci unisca e ci mantenga sempre più stretti al cuore del tuo Figlio Gesù, finché un giorno lo vedremo vicini a te, nella gloria dei cieli.
Amen.
[1] Giovanni XXIII, Nuntius radiophonicus, dell’10 maggio 1959, in Acta Apostolicae Sedis, Typis Poliglottis Vaticanis, Romae 1960, A. LI (1959), N. 7 (19 maggio 1959), pp. 373-375, in specie p. 373.
[2] Pio X, E supremi apostolatus cathedra, 3 ottobre1903, NN. 3-4.
[3] Giovanni XXIII, Adhortatio ad Clerum, 21 aprile 1959, AAS, A. LI (1959), N. 7 (19 maggio 1959) p. 381.
Fonte: Diocesi di Treviso