«Ministro del Vangelo e pastore per la Chiesa»: così Papa Sarto-san Pio x sarà ricordato il prossimo ottobre a Treviso e nel suo paese natale, Riese, in occasione del centoventesimo anniversario della sua incoronazione al soglio pontificio che ricorrerà il 9 agosto. Papa Francesco e il cardinale Mauro Gambetti, vicario generale per la Città del Vaticano e arciprete della basilica di San Pietro, hanno acconsentito alla peregrinatio corporis nei luoghi della sua origine e della sua formazione.
Una commemorazione che sarà fatta di tanti appuntamenti: dall’arrivo dell’urna con le spoglie in cattedrale a Treviso, il 6 ottobre pomeriggio, al passaggio il giorno successivo nella chiesa arcipretale di Riese, fino al trasferimento nel santuario della Madonna delle Cendrole, tanto amato da Pio x , dove resterà fino al 15 ottobre con un susseguirsi straordinario di eventi.
Nel 1959, nell’esortazione apostolica A quarantacinque anni dalla sua nascita e in occasione della peregrinatio del corpo a Venezia dove fu patriarca, Giovanni XXIII aveva ricordato così il suo predecessore:
«A chi, definendolo 'un povero parroco delle campagne venete', lo immaginò quasi confuso e sperduto nella immensità dei compiti pontificali, egli diede la misura altissima della sua chiaroveggenza di Maestro e di Pastore universale, soprattutto per alcuni atti, tra i più segnalati del suo governo: la creazione dell’Istituto biblico; la preparazione del Codice di diritto canonico; la riorganizzazione delle congregazioni romane; l’invito alla Comunione frequente degli adulti e alla Comunione ai fanciulli in tenera età, per la custodia dell’innocenza e dei buoni costumi; il ripudio di avvedutezze meramente politiche come mezzo di difesa del ceto ecclesiastico, e degli inalienabili diritti della verità rivelata e della libertà delle anime».
Temi, questi, ripresi dal vescovo di Treviso, Michele Tomasi, alla presentazione degli appuntamenti avvenuta giorni fa nel salone nobile della curia:
«Proprio in quel suo essere stato 'un povero parroco delle terre venete' sta una delle radici forti e buone che hanno sostenuto il suo impegno alla guida della Chiesa universale. Noi vorremo tornare, assieme alle spoglie del santo Papa, a quelle radici buone, per prendere ispirazione dall’opera pastorale e apostolica, dal suo spirito di amore per Cristo e per la Chiesa, dal suo grande impegno di evangelizzazione, per poter avere aiuto e nuova forza nel nostro cammino di Chiesa, diocesana e universale, nei nostri cantieri sinodali che vorremo davvero partecipati da tutti secondo le proprie necessità e i propri sogni».
Nei dieci giorni della peregrinatio, con i pellegrini che alla Madonna delle Cendrole percorreranno il suggestivo sentiero del Curiotto, si susseguiranno diverse celebrazioni eucaristiche, veglie di preghiera, il conferimento del mandato catechistico nel centenario della fondazione dell’ufficio catechistico diocesano, le processioni aux flambeaux animate dai vicariati della diocesi e molto altro ancora. «La peregrinatio — ha sottolineato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia — rappresenterà il fulcro di un percorso di devozione e culturale che sono certo condurrà non solo i nostri cittadini a riscoprire questo straordinario santo».
In vista dell’evento il Comune di Riese Pio x , guidato dal sindaco Matteo Guidolin che è anche presidente della Fondazione Sarto, completerà i lavori di restauro della casa natale e del museo. Nel frattempo è online un sito internet dedicato.
«Affidiamo all’intercessione di san Pio X», ha aggiunto monsignor Tomasi, «anche le sorti della pace, contro ogni guerra, nella nostra Europa. Come lui aveva esortato pochi giorni prima della sua morte con accorate parole a ricercare le ragioni della pace allo scoppio della prima guerra mondiale, inutile strage, così ancora noi non smettiamo di pregare affinché si possano costruire le fondamenta per una pace giusta e per una giustizia che diventi davvero il faro per tutte le genti. Il 2 agosto 1914, Pio x scriveva queste parole: “Mentre i popoli dell’Europa, quasi tutti trascinati nei vortici di una funestissima guerra, ai cui pericoli, alle cui stragi, alle cui conseguenze nessuno può pensare senza sentirsi opprimere dal dolore e dallo spavento, non possiamo non preoccuparci anche noi nel sentirci strappare l’animo nel più acerbo dolore per la salute e la vita di tanti cittadini e di tanti popoli che ci stanno sommamente a cuore”. Ai giorni nostri — ha concluso il vescovo di Treviso — di fronte al conflitto e all’invasione dell’Ucraina lo sguardo e la cura delle nostre radici ci porterà, ne sono certo, a una nuova, creativa e forte responsabilità per il bene della pace».
Fonte: Alvise Sperandio in Osservatore Romano (13 giugno 2023)
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