Papa Francesco, nel centesimo anniversario della Lettera sulle missioni di Benedetto XV, “Maximum illud”, chiede di celebrare un mese missionario straordinario in questo ottobre, come occasione per rinnovare l’ardore missionario nella Chiesa, ma anche rinnovare in senso missionario la nostra pastorale ordinaria, occasione «per aprirci alla novità gioiosa del Vangelo», alla gioia e alla gratuità dell’annuncio verso tutti, che presuppone la gioia di scoprirsi discepoli di Gesù, gratuitamente raggiunti dalla sua misericordia.
Battezzati e inviati: la chiesa di Cristo in missione nel mondo” è il titolo del messaggio di Papa Francesco per l’ottobre missionario di quest’anno e coincide anche con il tema dell’ottobre missionario straordinario. Papa Francesco, richiamando la lettera apostolica Maximum illud di Benedetto XV, sottolinea una “profetica lungimiranza” del suo predecessore da cui riprende l’urgenza di riqualificare evangelicamente l’impegno missionario della Chiesa. Il XX secolo è stato definito, a ragione, «il secolo delle missioni». Durante questi cento anni, nella vita della Chiesa hanno avuto luogo grandi eventi che hanno rafforzato il suo dinamismo e impegno missionario. Questa affermazione non esclude che ci siano state anche prima molte iniziative missionarie: anzi, senza queste il fiorire della missione in tempi successivi sarebbe stato impossibile. All’origine di questo «secolo delle missioni» si colloca il documento missionario pontificio Maximum Illud di Benedetto XV. Nonostante sia uno dei documenti più citati nella letteratura missionaria, la lettera può essere considerata come “la grande sconosciuta”.
Pur essendo legata al contesto storico del tempo, offre stimoli di riflessione di non poco conto e che papa Francesco ripresenta nell’attualità della Chiesa di oggi. Il Papa, allora, insiste sulla necessità di purificare l’esercizio dell’attività missionaria da qualsiasi distorsione, come è successo con le adesioni colonizzatrici di quel tempo, evitando così il pericolo delle tendenze nazionaliste, degli etnocentrismi o interessi economici. Anche ora la stessa purezza evangelica può essere distorta per altri interessi, che offuscano la dimensione universale e cattolica che si trova al cuore della missione. Anche l’interesse economico o la troppa dipendenza da “aiuti economici” può offuscare la purezza evangelica dell’annuncio.
Papa Francesco, nel centesimo anniversario della Maximom illud, chiede di celebrare un Mese missionario straordinario per l’ottobre 2019 come occasione per rinnovare l’ardore missionario nella chiesa, ma anche rinnovare in senso missionario la nostra pastorale ordinaria. Il papa auspica che sia, in tutte le chiese, occasione «per aprirci alla novità gioiosa del Vangelo», alla gioia e alla gratuità dell’annuncio verso tutti che presuppone a sua volta la gioia di scoprirsi discepoli di Gesù, gratuitamente raggiunti dalla sua misericordia.
L’intuizione di dedicare un mese straordinario alla dimensione missionaria della Chiesa, non ci sorprende se la leggiamo in continuità con tutto il magistero di Francesco e in particolare con l’Evangelii Gaudium. È in questo documento che scopriamo le ragioni che motivano l’iniziativa dell’ottobre 2019.
In Evangelii Gaudium il Santo Padre auspica un rinvigorito ardore missionario per un improrogabile rinnovamento ecclesiale (EG 27) e pastorale, consapevole che “ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo, per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale”. Il mese missionario ci invita, allora, a ripensarci come Chiesa in stato di missione permanente e “chiesa in uscita”.
Si tratta non solo di prendere coscienza del proprio battesimo che ci fa tutti discepoli-missionari (“io sono una missione”), ma anche di rinnovare, rigenerare la Chiesa a partire dalla missione: la missione fa la Chiesa.
Sono aspetti importanti, che meritano un serio approfondimento perché a volte non sempre ci è chiaro che cosa significhi “essere in missione permanente” o “chiesa in uscita”, oppure “rinnovamento in senso missionario della pastorale ordinaria”… Spesso abbiamo pensato alla missione come alla buona opera di carità verso i poveri o alle chiese “povere” a cui inviare i soldini delle raccolte di ottobre… altre volte abbiamo pensato alla missione come ai “lontani geograficamente”, come se il missionario fosse chiamato meramente a prendersi cura “di altri”, non certo di noi, della nostra pastorale, della nostra Chiesa; forse siamo cresciuti pensando alla vocazione missionaria come a una “sensibilità” di alcuni che partono, preti o laici, che magari anche stimiamo per la scelta di partire, salvo rammaricarci perché “siamo pochi anche qui!”.
Pensare dunque alla missione alla luce dell’Evangelii Gaudium e delle nuove esigenze che comporta, compresa la sfida di un rinnovamento ecclesiale, chiede oggi anche un inderogabile ripensamento del nostro modo di comprendere l’esperienza missionaria, rivedendo anche categorie teologiche e prassi pastorale.
Non a caso l’ottobre missionario straordinario, nelle intenzioni di Francesco, è anche un punto di partenza per promuovere iniziative e intensificare, oltre alla preghiera e all’incontro personale con il Signore Gesù, anche il confronto con i testimoni della missione, e la riflessione biblica e teologica sulla missione stessa.
Fonte: don Gianfranco Pegoraro, direttore Centro missionario diocesano, su La Vita del Popolo
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