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10 Giugno: memoria del Beato Enrico da Bolzano

Nato a Bolzano verso la metà del secolo XIII, migrò a Treviso con la famiglia; rimasto vedovo e pover, si fece esempio vivo di Cristo nella assidua preghiera, nella dura penitenza e nel distacco da ogni bene; sollevò i poveri con l'elemosina che egli stesso praticava e con la parola di speranza che accompagnava il dono.

Morì a Treviso il 10/6/1315. L'esempio delle sue virtù e le grazie impetrate sulla tomba mossero i cittadini a venerarlo come santo e a sceglierlo come patrono. Il culto venne approvato da Benedetto XIV nel 1750.

Beat Enrico da Bolzano

Dalla vita del Beato Enrico di Pietro Baone, Vescovo di Treviso

Il nostro beato dunque, lasciata la nativa Bolzano, venne a Treviso, dove dimorò a lungo, procurandosi da vivere con sudore e fatica e distribuendo ai poveri parte di quanto riusciva a guadagnare. Con la sua mente sempre rivolta a devoti pensieri, compiva nascostamente tante pratiche di pietà. Avanzando l'età, gli si affievolirono le forze per cui non poteva più procurarsi da vivere col solito lavoro. Si dedicò allora più intensamente alla vita contemplativa, vivendo di elemosine, e dividendo con gli altri poveri, egli povero di Cristo, quanto gli riusciva di raccogliere.

Così passarono gli anni, quando un certo Giacomo cristiano, e sua moglie Caterina, anch'essa di buoni sentimenti, avendo compassione di Enrico, gli offrirono ospitalità in casa propria, situata in contrada Panciera, assai vicino alle Monache del Convento di S. Maria Nova, sul lato destro della strada che conduce a Porta SS Quaranta. Gli assegnarono una cameretta all'estremità della casa; separata da un piccolo cortile. E lì Enrico visse fino alla morte, in digiuni e penitenze, ignorato e sconosciuto al mondo.

Ma la lucerna posta sul monte non può a lungo rimanere nascosta: e così Enrico comincia ad essere sempre più conosciuto a causa della sua vita santa, e del suo spirito di povertà e di carità per gli indigenti. Ricordo un episodio personale: il mio predecessore di santa memoria, Mons. Castellano, allora Vescovo di Treviso, che mi conferì gli ordini e del quale fui a lungo familiare, mi diede un giorno una borsa di denaro perché la consegnassi al beato che in quel momento passava per piazza del Duomo; ma Enrico, entrato come il suo solito in Cattedrale, distribuì i soldi ricevuti ad altri poveri.

Era affabile nel parlare e molto gentile; di cose spirituali mai sazio uditore. Se per strada i ragazzi o qualche sciocco gli recavano molestia con parole o con gesti, egli sopportava pazientemente, anzi benediceva i suoi provocatori.

 

Preghiamo

 

O Dio, che hai insegnato al beato Enrico
a rinunciare alle cose del mondo e a preferire
una vita di solitudine e penitenza per seguire te solo, concedi anche a noi, sostenuti dal suo esempio e dalla sua intercessione, purificati dal cammino di conversione  e santificati dalle buone opere, di perseverare nell'osservanza dei tuoi comandamenti.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità delle Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

 

 

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