In occasione della giornata del Seminario di quest’anno parto da un ringraziamento: grazie a don Giuliano Brugnotto che ha svolto l’incarico di Rettore del Seminario sino a settembre di quest’anno e grazie a don Luca Pizzato che ha accettato di ricoprire da allora in avanti questo importante ruolo. Assieme a loro ringrazio anche gli educatori e – sempre da quest’anno – le educatrici che partecipano all’impegno formativo, senza dimenticare le tante persone che contribuiscono con il loro lavoro alla vita del Seminario, dipendenti e volontari. Per poter essere un Seminario diocesano all’altezza dei tempi serve davvero un grande sforzo corale, fatto di generosità spesso nascoste, ma indispensabili. A tutti, grazie di cuore.
Don Luca ci ha ricordato la settimana scorsa su queste pagine che tutta la comunità cristiana è il soggetto che accompagna i giovani nel cammino di scoperta e di approfondimento della propria vocazione, nell’ascolto cioè di quella voce interiore che è capace di aprire un cammino di vita che porti a dare forma a un desiderio di pienezza e di vita.
La dimensione vocazionale è veramente centrale nella vita dei cristiani. È esperienza che scaturisce direttamente dalla fedeltà di tutta la Chiesa alla Parola di Dio che la interpella quotidianamente, nelle Scritture sante e nella storia degli uomini. Come ha annotato Luigino Bruni: “Potremmo riscrivere l’intera Bibbia come un susseguirsi di storie di persone che hanno seguito una voce che le chiamava”.
Ogni vicenda che veda una scelta e un’accettazione consapevole del proprio compito e del proprio contributo al bene di tutti riceve il suo sigillo e trova il gusto del proprio significato nel comprendersi come una risposta alla chiamata di quella voce interiore.
Il Seminario contribuisce con il proprio specifico servizio, accompagnando ragazzi e giovani in questo comune cammino di ascolto e di discernimento, e poi nel particolare percorso di quei giovani uomini ai quali la voce suggerisce di stabilire un legame con Gesù Cristo nel servizio da presbiteri alla comunità cristiana. In questo caso quella voce – talvolta quasi un sussurro, comunque sufficiente per smuovere una ricerca, a tratti appassionata, e tutta l’intensità di giovanili generosità – richiede e mostra come possibile il dono di tutta la vita, affinché essa sappia mettersi interamente a disposizione della crescita della comunità intera. Il periodo del Seminario deve aiutare ad ascoltare questa voce, a dare un nome al proprio desiderio e ad incarnare nell’oggi della Chiesa un sogno, un’aspirazione.
Il Seminario è una comunità ecclesiale molto particolare, e non può essere altrimenti: tanto tempo deve essere dedicato allo studio e all’acquisizione di competenze necessarie per un presbitero, oggi più che mai. I seminaristi dovranno trovare però anche una comunità che li aiuti ad assimilare i contenuti in modo originale e creativo, per arrivare ad una personale sintesi che illumini e sostenga la loro disponibilità a mettersi in gioco. In un tempo della storia e della Chiesa come il nostro non ci si può affidare a ricette di nessun tipo, servono invece fedeltà creativa e collaborazione matura e adulta.
Per tentare di raggiungere questi obiettivi il Seminario non può rimanere da solo, ma deve essere al centro di una grande alleanza formativa che coinvolga le comunità parrocchiali, gli organismi diocesani e tutti i fedeli in modi differenti sì, ma che non escludano nessuno. Il periodo trascorso in Seminario deve essere di intensa immersione nella vita della Chiesa e nel tempo di oggi – con le sue contraddizioni, le sue ricchezze e potenzialità – in un contesto di cambiamento veloce e profondo. Il Seminario ha bisogno di tempi e di percorsi propri, certamente, ma non può essere isolato dal resto della Chiesa in cammino o dalle vicende del proprio tempo, se vuole contribuire a formare presbiteri che sappiano essere a servizio vitale del popolo di Dio.
Il Seminario accompagna i giovani che si sentono chiamati alla scoperta dei «segni dei tempi» che li motivino a cogliere la presenza viva di Cristo crocifisso e risorto nei Sacramenti, nella Parola letta, studiata e pregata, nella comunità, nelle richieste e negli aneliti del nostro tempo, nel grido dei poveri e del creato. Non potrà svolgere questo compito senza la collaborazione di noi tutti, anche noi in continuo ascolto di quella voce che ci chiama, che ci stimola, che ci invita a vivere oggi l’eccedenza di vita promessa in ogni pagina di Vangelo. Prendendoci cura della formazione dei futuri presbiteri ci prendiamo cura di tutta la Chiesa. Anche questa è una forma, concreta e feconda, di sinodalità.
+Michele, Vescovo